Giu 20

“Vedi, il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da  disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana  che si allontana
qualche disturbata divinità
(Eugenio Montale)

Il percorso di Roberta Mai è alquanto singolare. Pur vantando un’indiscussa preparazione frutto di studio assiduo e specializzazione, non è una di quegli artisti razionali, tutti tecnica e atelier, avulsi dalla storia e dai “contesti”. Roberta vive in un continuo contatto con la natura, contatto-incontro.

Se approfondiamo la lettura delle opere di questa pittrice “lombarda”, notiamo certe partiture dei suoi lavori, compresi i suoi magnifici affreschi, ove chiare appaiono le evocazioni del mondo non sofisticato della natura: alberi, fiori, animali, corpi umani liberati dai vincoli delle vesti. Allo stesso tempo assaporiamo una ininterrotta provocazione poetica  che la spinge ad inventare una nuova realtà, pur mantenendo le sembianza del “visto”,  a dare forma e verosimiglianza ad un mondo inesistente ma “probabile”, anzi possibile, ma soprattutto desiderato. Direi che la sua opera abbonda di ricerca esoterica e di simboli.

Il mondo si offre alla pittrice nei suoi aspetti ambigui che lei coglie ed individua, ma dietro i tratti  del disegno perfetto e le pennellate del colore, talvolta “smorzato” con velature sapienti, crea una sua realtà  facendo sì che la  sua ricerca artistica rassomigli quasi ad una poesia di Borges o di Montale, come se il reale e l’irreale non fossero più individuabili.

La Mai, nella sua “quasi mania” rappresentativa del vero “vivibile”, evoca non certo un vissuto matrigno ma una sorta di esicasmo. La quasi ossessiva  ripetizione di soggetti  pittorici assume una sorta di liberazione dall’oppressione del contingente. Certi simboli, come l’abbozzo paesaggistico ripetuto al centro di molte opere oppure certi corpi sdoppiati o comunque ripetuti in manufatti anche diversi, espediente fra il pittorico ed il costruttivo del tableau, rappresentano la litania  della vita e della ripetitività dei “gesti”, in questo caso pittorici, ma potrebbero essere qualsiasi ripetizione,  attraverso i quali l’uomo costretto nel contingente lo supera ed ascende alla realtà vera che sta al di là dell’apparente. Questi lavori pittorici “ci appaiono” come una discesa nell’anima.

Ho trovato un grande mestiere rappresentativo: la “mano artistica” di Roberta  è straordinaria nell’evocare canti lontani e sofferenze non ancora dimenticate, ma comunque acquietate dalla luce dei colori, dai sogni espressi in “spazi pittorici” sempre grandi in modo che  il fruitore come il produttore dell’opera possano essere accolti e consolati.

Le dimensioni dei supporti, legno non sempre frazionato in misure canoniche, sono un aspetto molto significativo delle opere di questa pittrice lombarda, poiché gli spazi ampi  assolvono all’esigenza non di far implodere tanti soggetti in un’unica sintesi pittorica ma piuttosto di avere “praterie”  sufficienti perché si possa essere contenuti ed accolti nell’opera stessa. Per questo si prova una strana sensazione di fronte a queste tavole: il rapimento. Si sente appunto una suggestione come se scendessimo in analisi, in cura dell’anima; si percepisce non solo il soggetto pittorico ma il nostro essere di fronte al soggetto pittorico. Sì, è proprio come una seduta analitica, il quadro ti accoglie e ti costringe ad un percorso, al tuo percorso, quindi la pittura non è solo una manifestazione di personalità esterna al fruitore ma diventa strumento espressivo per lo stesso visitatore.

Dire che è una produzione catartica potrebbe essere eccessivo, ma comunque attraverso questi percorsi  visivi, che vanno accettati nei modi che ci impone l’artista, potremmo trovare anche la chiave di lettura al nostro vissuto. Comunque attraverso queste opere l’artista ci dà la password, la chiave segreta di lettura del libro della sua vita: è una sfida a sfogliare la storia di una donna nella sua dimensione globale.

Nell’esperienza artistica della Mai abbiamo anche gli affreschi. Si potrebbe dire che l’uso di questa tecnica espressiva sta  quale prodromo dell’attività di ogni grande pittore: l’affresco non dà mai certezza del risultato finché il supporto non sia asciutto e si sia appropriato dei colori, quindi costringe ad affinare la tecnica pittorica. La calce, “il grassello”, comanda  la soluzione pittorica,  crea suspence finché, una volta “tirato”, l’intonaco non dica la parola fine  e per sempre. Allora la pittura vivrà e potrà esprimere i contenuti.

Credo che l’uso di questa tecnica sia stata estremamente costruttiva per la personalità di questa artista: i profumi delle terre usate, il contatto visivo ed operativo ravvicinato con i soggetti rappresentati  ma che dovranno essere poi percepiti in prospettiva e a distanza,  quasi proiettati in un universo più ampio, impongono un incontro con il disegno ed il colore che rendono “responsabile” l’artista verso i fruitori, per questo ci vuole studio approfondito sul disegno, il tratto ed il colore. Perciò l’”affresco” da alcuni viene definito come “ una grande opera “etica” che  rende il pittore come colui che si assume la responsabilità di far crescere e librare verso l’alto il visitatore”.

Tutta l’opera artistica di Roberta Mai, ma in particolare l’affresco, rende ben evidente  la predominanza, quale elemento essenziale, del momento costruttivo, progettuale, con una mirabile simbiosi: là dove finisce la costruzione dell’artista, inizia quella dello spettatore partecipe. È qui che il soggetto pittorico nella sua forma, disegno-colore, assume concettualmente un numero infinito di possibilità sensitive ed interpretative. Infatti la molteplicità delle combinazioni che essa lascia intravedere, trasforma l’opera in una stimolante rampa di lancio verso orizzonti meno definiti dalla matematica della vita scandita, ma  certamente più mirabilmente interiori.

Queste pareti, questi soffitti immensi manipolati, si rivelano con una sorprendente dinamicità data da un crescente succedersi di spazi e di evoluzioni. Se poi omologhiamo la pittura sui tableaux a quella sul muro ci appare evidente come il soggetto umano e le combinazioni smorzate della sua realtà interore costruiscono una simbolica croce di evoluzione umana: non certo un calvario ma una purificazioni catartica.

Improvvisazioni sul tema non ce ne sono, anzi sembra un calcolo, ma calcolo non è, si ritorna inesorabilmente all’esicasmo. Torna forte la percezione del simbolismo esoterico ove la pittrice alla sensazione esteriore, finita, ha sostituito quella interiore, più “timbrica” in senso musicale: timbro fatto di contenuti armonici, di attacchi e stacchi, amalgamati da una lenta riflessione: questa è la terapia.

Sempre per usare ancora la metafora musicale si ha la sensazione di avere in lontananza una grande orchestra, in una incalzante serie  punti e contrappunti: modulo, canone, ordine.

La lettura di questa artista è stata per me alquanto singolare e straordinariamente affascinate poiché in lei vi è una elaborazione arricchita da una propria geometria fatta di impulsi momentanei e di “quieti”; la sua arte stimola anche in noi che la guardiamo la voglia di stringerla nel palmo della mano, attratti inesorabilmente,  ci fa venire forte il desiderio di afferrarla per sentirne la forza costruttiva.

Arte creativa  in tutti i sensi, che stimola e non reprime, che talvolta chiede di più di quanto non stabilisca  di dare. Per questo, in ogni sua forma, ravvisiamo un mondo che palpita, un colore ed una forma che vive, la materia che esiste con noi e nonostante noi.

Frontespizio del romanzo di Mino Rossi “Il canto dell’Anima”
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ROBERTA MAI

Nata a Ostiglia (Mn), vive e lavora a Bedizzole, in Via F.lli Gioia, 18 – loc. Masciaga. Ha frequentato il Liceo Artistico “Foppa” a Brescia con i Maestri Alborghetti e Tinelli; ha poi seguito i corsi presso  l’Accademia di Belle Arti a Venezia con il Maestro Emilio Vedova.
Ha partecipato a numerosi concorsi Nazionali con ottimi risultati di critica e di pubblico.
Sue opere sono presenti in collezioni private in Italia, Germania, Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Russia e Giappone.

written by Marcello Sladojevich \\ tags: , ,


2 Responses to “ROBERTA MAI – Una pittrice per l’anima”

  1. 1. Arturo Says:

    ottima pittrice brava mi piacciono i suoi quadri.

  2. 2. antonello Says:

    bei quadri ne posseggo 1 del 1975 sapete dirmi il valore ad oggi. grazie

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