Mag 05

1Gualtiero Risito, da buon artista fiorentino, nelle sue opere privilegia il segno, come nella migliore tradizione pittorica cittadina. Infatti il disegno è la principale caratteristica dei nostri più importanti periodi e movimenti artistici che nel corso dei secoli hanno creato una vera e propria scuola: la Scuola Fiorentina.

Attraverso il disegno si indaga la forma astraendola dal suo contesto naturale facendola assorgere a idea e perciò rivendicando ad essa il primato sulla forma. Pertanto l’oggetto non avrà nella sua rappresentazione una valenza reale ma sarà un segno dell’idea concepita dall’artista.

Questi concetti sono alla base del Simbolismo, perciò Gualtiero è da considerarsi un simbolista a tutti gli effetti perché, rifiutando la rappresentazione del vero, gioca tutta la sua composizione affidando ai segni il compito di rivelarci il suo sentire e le sue idee.

Dal 1998, l’artista è entrato a far parte dello Studio 7 di Campi Bisenzio, eterogeneo gruppo artistico-culturale che vanta nella propria storia, oltre a numerose mostre collettive, anche lavori in comune effettuati in perfetta simbiosi, come l’arredamento collettivo della “Cappellina”, luogo di culto della Residenza Sanitaria Assistita “Le Mimose” a Campi Bisenzio, località Capalle.

L’artista attinge ai grandi testi letterari per realizzare i suoi cicli pittorici, come in passato, quando ha estrapolato le storie della Genesi dalla Bibbia e quelle dei Sette Sigilli dell’Apocalisse dal Vangelo di S. Giovanni; attualmente ha quasi concluso la serie derivata dal Don Chisciotte di Cervantes.

Sulla tela è solito fermare i fatti salienti del testo, o almeno quelli che più lo hanno impressionato ed emozionato, infatti l’esecuzione dei quadri è sempre preceduta da un’attenta ricerca documentaria e da una lunga e sofferta sperimentazione dove schizzi e disegni preparatori sono intervallati da pause di riflessione piene di dubbi e ripensamenti. Tutto ciò genera in lui una forte tensione che gli consente di innervare l’opera e di farcela pervenire viva e vibrante.

Questi cicli tematici non sono la Bibbia pauperum medioevale, perché diverso è il fine: infatti gli affreschi delle chiese volevano insegnare le storie sacre a coloro che non sapevano leggere mentre le opere di Gualtiero sottintendono ad un preciso bisogno di prolungare la narrazione oltre quella già insita nell’opera stessa. Quindi il viaggio che l’artista intraprende insieme a Don Chisciotte gli è necessario per chiarire, oltre il suo percorso artistico anche il suo percorso umano e intellettivo.

La realizzazione di questi cicli lo obbliga ad un percorso intellettivo che lo porta a conoscere meglio se stesso, la sua limitatezza umana, le sue contraddizioni, quindi, preso coscienza dei propri limiti, cerca l’ascesi per una sua crescita interiore ed un suo ulteriore arricchimento spirituale.2

Illustrando le gesta di questo paladino un po’ goffo che agisce nella speranza di una parziale elevazione, lontanissimo dagli eroi cristallini che la tanta retorica ci ha da sempre propinato, l’artista vuole farci prendere coscienza della fragilità delle nostre illusioni e spingerci alla riflessione sulla nostra realtà quotidiana che spesso tentiamo di addolcire se non addirittura trasfigurare. Trasfigurazione illusoria che porta l’eroe di Cervantes a vedere nei mulini a vento il male estremo e nella contadina-principessa Dulcinea l’archetipo di ogni bellezza.

3Ritengo, però, che il suo messaggio più nascosto si celi nei fondi delle sue opere: non è il livido “aere perso” dantesco ma, per me, un imponente ammasso di energia, un’energia non caotica ma quella post Big Bang quando la materia in rapida espansione andò a posizionarsi con ordine e correlazione gravitazionale. Mosse che hanno anche il compito di chiudere la fuga prospettica che, altrimenti, si proietterebbe all’infinito, dilatando troppo la scena e facendo perdere ai personaggi in primo e secondo piano parte della loro efficacia espressiva.

Questa concretizzazione di energia e di materia si addensa e si scompone in mille filamenti liberando, a tratti, spazi di cielo terso, masse che nelle loro infinite evoluzioni assumono le più svariate forme antropomorfe e zoomorfe; da questo magma marezzato, poi, spuntano, improvvise, anche figure mostruose che, minacciose ed incombenti concretizzano le nostre ansie e le nostre paure.

Nei suoi sfondi si stagliano quasi sempre edifici monumentali ed obelischi monolitici situati in luoghi difficilmente raggiungibili che rappresentano i simulacri delle nostre vanità ed i simboli dei nostri desideri inappagati.

La sua stesura cromatica, contraddistinta da un colore quasi cristallino, è per lo più orchestrata sulla gradazione dei chiari che virano e si compenetrano con i bruni, quasi sempre ai margini della composizione.

Ad integrazione del suo ultimo ciclo pittorico, l’artista, ha creato una grande scultura in ferro che ci mostra l’eroe cervantesco in tutta la sua imponenza, una scultura che a dispetto della mole e dell’altezza non risulta affatto pesante grazie alla sapiente disposizione dei pieni e dei vuoti.

Molto significativa è la faccia divisa a metà, una parte modellata con i tratti fisiognomici peculiari all’eroe, contraddistinta da un’aria ieratica molto attinente alla sua personalità. L’altra metà della faccia, forgiata liscia ed inespressiva come quella di un manichino dechirichiano.Tutto ciò può simboleggiare la nostra estrema difficoltà ed impossibilità a comunicare completamente con gli altri ed essere l’allegoria di quel dualismo che spesso sentiamo premere dentro di noi.

Sarebbe interessante osservare lo sviluppo di questa sua dote scultorea in maniera più continuativa.

Biografia

Gualtiero Risito è nato a Firenze il 10 Gennaio 1947, vive e lavora a Sesto F.no. Autodidatta, col tempo ha sentito la necessità, alla fine degli anni ottanta, di approfondire le basi tecniche ed artistiche del disegno e del colore frequentando l’istituto Raimondo Riachi di Firenze, oltre alla scuola di nudo dal vero.

La frequentazione con altri artisti, fra i quali quelli dello Studio 7 e di altre associazioni, ha creato diversi legami di amicizia e di collaborazione duraturi nel tempo. Un gratifica nel lavoro collettivo proprio con gli amici dello Studio 7 è stata la realizzazione dei para­menti della Cappella della Casa di Riposo La Mimosa in Campi Bisenzio(Fi) inaugurata poi dal Cardinale di Firenze Piovanelli. E’presente nel mercato dell’arte da diversi anni ottenendo favorevoli consensi dalla critica e successi in ambito di varie manifestazioni culturali.

Mostre

1990                       L’Arte Sacra al Borro (Arezzo) ospitato dal Duca Amedeo d’Aosta

1994                      Personale al Palacongressi di Firenze

1995                       Personale alla Pinacoteca d’Arte moderna a Piacenza

1997                       Personale “Sesto a modo mio” 48 ritratti di personaggi Sestesi al Tondo” di Sesto F.no

1998                       Personale Sala Conferenze all’aeroporto di Francoforte

1999                       Personale a Mila Montalvo di Campi Bisenzio

2000                      Collettiva “Ex Libris” alla Soffitta

2001                       Personale “La mia Genesi” al Convitto della Calza in Firenze

2002/03                 Personale “La mia Genesi” al Convento della Beata Bettina in Campi Bisenzio e nella Cappella”Corsini” in P.zza Santo Spirito a Firenze

2004                       Personale “Donna: l’arte disegnata” al caffè Serafini di Firenze

2006                       Personale “Rivelazioni: Apocalisse 2000” alla Soffitta di Sesto Fiorentino.

2008                       Raffigurazione della Tartuca di proprietà del museo della Tartuca di Siena

2010                       Personale “Così mi azzardo“ritratti ad olio presso il centro espositivo A. Berti in Sesto F.no

**** NOTA: la foto del quadro della Tartuca/palio è di proprietà di Sladojevich ed è una bozza/studio del 2007 del quadro che sarà poi  depositato al museo della Tatuca nel 2008.

 

 

 

 

 

 

 

written by Enrico Guarnieri \\ tags: , ,


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