Giu 02

Nel duplice intento di riprendere un tema a me caro e di mettere in risalto una splendida tavoletta del Fattori, presento ad un vasto pubblico l’opera “Stradina solitaria” o “Carrareccia” da me spesse volte vista in una collezione fiorentina. Questa preziosa tavoletta è validissimo e calzante esempio del credo macchiaiolo di voler dipingere solamente per il puro piacere, senza fini etici didattici e col solo intento di rendere al meglio, attraverso il colore, l’impressione naturalistica ricevuta, a prescindere dal soggetto. Infatti, pochi sono i temi di disarmante ed anonima semplicità come questa stradicciola, una delle tante che si inerpicano su per i colli fiorentini e che, ancor oggi, sebbene in numero ridotto, possiamo vedere e percorrere appena ci lasciamo alle spalle le ultime case della città.

Purtroppo, nonostante i miei sforzi, non sono riuscito ad identificare questa strada, forse andata distrutta nell’espandersi della città o inglobata in un asse viario di più grande comunicazione. Continua a leggere »

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Dic 25

Vi proponiamo un’interessante lettura “dell’Arte pittorica”  del nostro Enrico Guarnieri.

Si sa, Enrico ci ha abituati ad un metodo innovativo nell’analizzare la pittura, da Lui intesa come manifestazione di genio e pensiero in termini globali… pittura connessa alla società, all’ambiente, alle altre espressioni artistiche… insomma … la pittura per Lui è oicos, luogo dove abita l’uomo nella sua interezza e nella sua complessità espressiva.

Marcello Sladojevich

Nell’800 il concetto di ecologia era ancora in divenire, o meglio era ancora da definire perlomeno nell’accezione che oggi noi accettiamo come consolidata. Però la necessità di puntualizzare attenzioni particolari all’ambiente ed alla natura si cominciò ad abbozzare proprio in quel periodo poiché gli effetti della prima rivoluzione industriale sortirono forme organizzate di produzione che saranno la causa prima, nel secolo successivo, di dissesti e problematiche ambientali.

Telemaco Signorini - “Una mattina sull’Arno”

Dobbiamo dire che le prime riflessioni su uomo-ambiente-natura si posero più che in Italia, all’estero contribuendo allo sviluppo di nuove forme di pensiero filosofico, storico, letterario, economico, culturale in genere e non di meno all’elaborazione di certe forme di sensibilità in attività tipiche come quelle pittoriche, superando confini geografici e politici. Quindi anche se ancora l’Italia, non unita, era rimasta legata ad un’economia prettamente agricola che aveva come perno centrale la mezzadria, comunque idealmente fu toccata da questa nuova “emotività”. Continua a leggere »

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Ott 24

PRESENTAZIONE del Pittore GIOVANNI MAZZI di Enrico Guarnieri

In qualità di presidente degli “Amici del  Caffe’ Michelangelo”, Associazione culturale dedita anche alla promozione di giovani artisti, desidero, nei limiti delle mie possibilità, portare a conoscenza di un più vasto pubblico l’opera del pittore Giovanni Mazzi, anche se l’artista , benché ancora giovane abbia già un ricco curriculum espositivo.

E’ quella cosa - 2009

La mia conoscenza di Giovanni e della sua pittura risale a circa sette anni fa e precisamente al settembre 2002, presentatomi dal comune amico Marcello Sladojevich fine scrittore e saggista nonché valente ed intuitivo critico d’arte, in occasione della collettiva a scopo benefico “FAILE mostre all’ARCA” allestita al circolo Arca di via del Sole a Firenze. In tale mostra l’artista presentava un quadretto, in cui una serie di mani era analizzata in modo anatomico e prospettico; quest’opera, per la sua semplicità d’impianto e soprattutto per il suo soggetto poco accattivante, mi rivelò il coraggio del suo autore, incurante di ben presentarsi e ben apparire in una delle sue prime uscite pubbliche.
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Lug 04

Una lettura comparativa fra poesia e pittura

di Enrico Guarnieri

Prenderemo in esame degli spezzoni di due poesie dall’identico titolo “Il bove”, la prima del Carducci e la seconda del Pascoli comparandole con due oli del Fattori:

“Il riposo” o “Carro rosso”

“Bovi al carro”

IL BOVE (Carducci)
T’amo, o pio bove; e mite un sentimento
Di vigore e di pace al cor m’infondi,
O che solenne come un monumento
Tu guardi i campi liberi e fecondi,

O che al giogo inchinandoti contento
L’agil opra de l’uom grave secondi:
Ei t’esorta e ti punge, e tu co’l lento
Giro de’ pazienti occhi rispondi

In queste strofe carducciane si percepisce a pieno l’idea grandiosa dell’animale in un misto di forza e di docilità, quasi sbalzato in primo piano su una campagna ubertosa, frutto anche del suo lavoro in perfetta simbiosi con quello dell’uomo. Si riesce inoltre a captare una natura silente, alla quale il poeta, come gli accade di rado, sembra avvicinarsi quasi in punta di piedi in una sorta di religiosa deferenza, per non turbare l’equilibrio di questo magico istante.

La stessa monumentalità dell’animale si ritrova anche nel dipinto “Il riposo” eseguito dopo circa quindici anni dalla stesura della poesia presa in esame e con molta probabilità nota al Fattori; infatti proprio da essa pare sgorgare questo capolavoro dove i colori dei buoi raffigurati, nella loro variazione tonale del bianco, sono indagati minuziosamente nella loro struttura anatomica che diviene pertanto mezzo d’analisi e di studio delle modulazioni cromatiche fra luce ed ombra.

Le possenti sagome dei buoi sono il soggetto principale dell’opera, quasi incorniciate dal carro rosso realizzato in perfetto ed ardito scorcio e la sagoma bruna del contadino che spossato dal lavoro si concede un momento di riposo. Tutto è realizzato con grande forza pittorica, quasi che l’artista, abbia attinto dal vigore seppur statuario degli animali l’energia necessaria per eseguire l’opera, che si stempera nella bella lingua azzurra di mare.

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